Sanzioni mancata dichiarazione criptovalute! Ecco cosa accade se non le dichiari nel 2025!

Il mondo delle criptovalute è in continua espansione, ma con esso cresce anche l’attenzione del fisco. Se possiedi valute digitali come Bitcoin, Ethereum o stablecoin e non le dichiari correttamente nella dichiarazione dei redditi 2025, potresti incorrere in sanzioni anche molto pesanti. In questa guida approfondiamo cosa prevede la normativa, quali sono gli obblighi di monitoraggio fiscale e soprattutto quali sono le conseguenze per chi omette la dichiarazione della semplice detenzione di crypto asset.


Criptovalute: non solo guadagni, ma obblighi fiscali

Con l’introduzione di norme sempre più dettagliate, il legislatore ha chiarito che le criptovalute vanno trattate come attività finanziarie estere, e dunque soggette a monitoraggio fiscale tramite il quadro RW del Modello Redditi Persone Fisiche. Attenzione: anche la sola detenzione di criptovalute su exchange esteri, wallet non custodial o app decentralizzate comporta l’obbligo di dichiarazione, indipendentemente dal fatto che siano state vendute o convertite.


L’obbligo di monitoraggio nel quadro RW

Nel 2025, i contribuenti che detengono criptovalute devono inserire queste informazioni nel quadro RW, che serve a monitorare le attività estere:

  • anche se non ci sono movimenti,
  • anche se non si sono realizzati guadagni,
  • anche se si tratta di poche centinaia di euro.

Vanno indicati:

  • il tipo di attività (valute virtuali),
  • il valore in euro al 31 dicembre 2024,
  • la giacenza media,
  • il Paese dove ha sede l’exchange (se applicabile),
  • eventuali variazioni rispetto all’anno precedente.

Le sanzioni per chi non dichiara la detenzione delle criptovalute

Il mancato adempimento dell’obbligo di monitoraggio fiscale può comportare sanzioni molto severe, anche in assenza di guadagni.

1. Sanzione base: dal 3% al 15% del valore non dichiarato

Se non vengono dichiarate criptovalute detenute all’estero, si applica una sanzione amministrativa:

  • dal 3% al 15% dell’ammontare non indicato nel quadro RW,
  • calcolata sul valore complessivo delle cripto al 31 dicembre.

2. Sanzione aggravata per paesi a fiscalità privilegiata

Se le criptovalute sono custodite su exchange con sede in paesi black list (paradisi fiscali), la sanzione sale:

  • dal 6% al 30% del valore non dichiarato,
  • con possibilità di ulteriori aggravi in caso di frode o occultamento volontario.

3. Cumulabilità delle sanzioni

Le sanzioni per omessa dichiarazione possono cumulare con quelle relative alla mancata dichiarazione di plusvalenze, se presenti. Anche se il contribuente non ha realizzato guadagni, l’omessa compilazione del quadro RW è già sufficiente per far scattare le sanzioni.


Esempio pratico di sanzione per omessa dichiarazione

Supponiamo che un contribuente detenga al 31 dicembre 2024 un controvalore in criptovalute pari a 20.000 euro su un exchange estero, ma non lo indichi nel quadro RW della dichiarazione 2025. Se l’Agenzia delle Entrate accerta l’omissione:

  • applicherà una sanzione dal 3% al 15%, ossia da 600 a 3.000 euro,
  • anche in assenza di movimenti o plusvalenze,
  • e con aggravio se il soggetto ha già avuto contestazioni pregresse.

Cosa fare se non si è dichiarato: il ravvedimento operoso

Chi si accorge di non aver adempiuto correttamente può ricorrere al ravvedimento operoso, uno strumento che permette di regolarizzare la propria posizione fiscale in modo volontario, con sanzioni ridotte.

Il ravvedimento:

  • è valido se effettuato prima dell’inizio di controlli o accertamenti,
  • consente di versare spontaneamente la sanzione ridotta (a partire dall’1,5% del valore non dichiarato se entro 90 giorni),
  • deve essere accompagnato dalla presentazione del quadro RW integrativo.

È consigliato farsi assistere da un commercialista o consulente esperto in fiscalità crypto per calcolare correttamente l’importo dovuto e compilare i modelli.


Non solo detenzione: attenzione anche alle cessioni

Le sanzioni per mancata dichiarazione delle criptovalute si sommano, in caso di cessioni non dichiarate, a quelle previste per evasione fiscale da redditi diversi.

In questo caso, le conseguenze possono essere anche penali:

  • evasione oltre i 50.000 euro può costituire reato tributario,
  • con possibile denuncia penale per dichiarazione infedele o fraudolenta.

Conclusione: il rischio non vale il silenzio fiscale

Il panorama normativo italiano nel 2025 è chiaro: la semplice detenzione di criptovalute comporta l’obbligo di dichiarazione nel quadro RW, anche in assenza di guadagni o operazioni. Sottovalutare questo adempimento può costare migliaia di euro in sanzioni, oltre a gravi complicazioni fiscali in caso di controlli.

Dichiarare è un atto di trasparenza e tutela: meglio farlo in modo corretto, che rischiare di rimediare dopo con costi e interessi maggiorati.

Per evitare problemi e restare aggiornato sulle regole fiscali relative al mondo crypto, continua a seguire i nostri approfondimenti e consulta sempre un professionista prima di presentare la tua dichiarazione dei redditi.

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